Perchè nasce il Ristorante Santa Virginia?
Me lo chiedete in tanti, a dire il vero me lo chiedo anche io.
La risposta più semplice potrebbe essere: da un sogno…
L’amore per la cucina, derivante dalle mie tre radici – milanesiculopugliesi – il ricordo delle orecchiette con le braciole di mia nonna, i cannoli e la pasta con le sarde che mi portava a mangiare mio padre (lui che in cucina è proprio negato), l’amore per la convivialità, altra eredità delle mie radici trine, ancestrale motore di questo meraviglioso paese che è l’Italia e che sento profondamente mio, anzi nostro.
La nostra cucina è anzitutto italianissima, infatti: innovativa, ma senza alcuno stravolgimento delle sue materie o della sua logica.
Questo è il mio sogno: un sogno che, diventato realtà, si riesce non solo a toccare, ma ad assaggiare…
Francesco,
ideatore e proprietario del Santa Virginia
Io sono Francesco Sciacca nato nel ‘79 a Milano.
Dopo esperienze di vario tipo nel settore del turismo e dell’accoglienza ho deciso di seguire il profumo del mio vero sogno: diventare uno Chef e aprire il mio Ristorante.
Ho frequentato il corso professionale del Gambero Rosso a Roma, mi sono classificato primo su trentasei partecipanti e ho cominciato a lavorare in svariati ristoranti.
Ho fatto parte dello staff che ha curato l’apertura di Unico, in Fiera a Milano, con lo Chef Baldassarre, per poi passare un meraviglioso periodo con lo Chef Bartolini all’Hotel Devero a Cavenago di Brianza; quindi il Petit e la Cantina di Manuela a Milano, il Sans Souci e il Pulcinella a Montecarlo e il Verdura Golf Resort in Sicilia.
Poi, finalmente, mi sono deciso a creare qualcosa di mio, che dicesse qualcosa di me, magari non a parole, ma grazie a sapori a me cari.
Da qui nasce il mio sogno, una reminiscenza antica e familiare: Santa Virginia.
Vi starete infatti chiedendo del nome, “Santa Virginia”, da dove arrivi…
Beh, dovete sapere anzitutto che io ho una adorata sorella, di nome Virginia, che è ora mia socia e, senza dubbio, la “direttrice artistica” del Ristorante.
In famiglia l’ abbiamo sempre chiamata “Santa”, ma chi la conosce sa che è anche e soprattutto un diavoletto…
Di fatto Virginia ha ispirato estetica e tendenze del Ristorante col suo stile inconfondibile e per questo che ho cercato di ricrearne l’allure nei miei piatti.
Macrobiotici e crudisti, vegetariani e carnivori, vegani e fruttariani: sono alcune delle tribù del cibo del mondo contemporaneo. Spesso si sfidano senza alcuna autentica consapevolezza e il cibo diventa così un pretesto per combattere vere e proprie guerre in nome del proprio credo alimentare, a colpi di penna (non solo rigata…). Qualche esempio?
Scrive James Joyce nell’Ulisse che Dio ha fatto il cibo, il Diavolo i cuochi
.
Grazie alla saggezza dei nonni sappiamo inoltre che sempre a quest’ultimo dobbiamo la fabbricazione delle pentole, ma non dei coperchi, naturalmente…
Oscar Wilde, dal canto suo, scrisse di esser disposto ad accettare un invito a cena solo a condizione che fosse una cena “seria”, perché, diceva, odio le persone che prendono i pasti alla leggera!
. Wilde ha amato tanto la convivialità e il cibo da affermare A tavola perdonerei chiunque, anche i miei parenti!
.
Jean Anthelme Brilliant Savarin, politico e gastronomo francese, asseriva che Gli animali si nutrono, l’uomo mangia, e solo l’uomo intelligente sa mangiare
, un po’ lo stesso messaggio di Confucio quando afferma che Non c’è uomo che non possa bere o mangiare, ma solo in pochi sono in grado di capire cosa abbia sapore
.
Il grande Ippocrate ripeteva: Fa che il cibo sia la tua medicina e la medicina il tuo cibo
. Sulla stessa linea il filosofo tedesco Feuerbach ha decretato che L’uomo è ciò che mangia
.
E non dimentichiamo, infine, che secondo Rabelais La fame vien mangiando, la sete passa bevendo
, mentre il suo esimio connazionale Baudelaire riteneva che, come è noto, Chi beve solo acqua ha qualcosa da nascondere
.
Si potrebbe andare avanti all’infinito ma, stranamente, sarebbero pochissimi gli italiani in quest’elenco di grandi pensatori in grado di elucubrare in materia alimentare. Sarà forse perché noi, il cibo, preferiamo cucinarlo, viverlo e venerarlo, più che scriverlo…
SARÀ FORSE PERCHÈ NOI, IL CIBO,
PREFERIAMO CUCINARLO, VIVERLO E VENERARLO, PIÙ CHE SCRIVERLO...
È chiaro che quando parliamo di cibo trascendiamo il semplice nutrimento, soprattutto qui, in Italia. Potrà sembrare allora strano che siano pochissimi gli aneddoti o gli aforismi in ambito culinario attribuibili a un Italiano ma, riflettendoci, credo che il motivo sia semplicissimo: per noi la questione è talmente importante, ancestrale, sacra e atavica, che quello che per grandi pensatori è materia di riflessione e meraviglia, per noi è istinto naturale, quasi un senso in più…
Mi viene in mente il garum, sorta di pasta di alici, assai più salata e speziata probabilmente, che era per i romani il condimento base di infinite declinazioni di piatti o semplice snack da spalmare sul pane. E nonostante esistessero decine di varianti diverse di garum, a nessuno, nemmeno ai più grandi storici e sociologi del tempo, venne in mente di tramandarne la ricetta.
Al Santa Virginia non vogliamo stupirvi con elaborate definizioni o presentazioni architettonicamente sbalorditive: quello che leggerete nel menù è quello che troverete nel piatto, proprio come ve lo aspettate. Solo più buono…
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Via San Marco 5, 20121 MILANO (MI)
Tel. +39 02 2906 1051
Email: info@ristorantesantavirginia.it